Commercianti in rivolta dopo l’ordinanza che sposta al 24 e al 31 dicembre le date del mercato settimanale crescono polemiche e solidarietà
La decisione di anticipare due volte il mercato settimanale di Agropoli continua ad accendere il malumore tra i commercianti locali, già provati da mesi di difficoltà economiche. Lo spostamento delle date, stabilito da un’ordinanza del sindaco, ha infatti suscitato nuove tensioni in una categoria che si sente sempre più ignorata dall’amministrazione.
Secondo quanto previsto dall’atto firmato dal primo cittadino, il mercato a posteggio fisso nell’area mercatale all’uscita nord della superstrada — inizialmente fissato per il 25 dicembre — sarà anticipato al 24 dicembre. Stesso destino per la giornata del 1° gennaio, che verrà spostata al 31 dicembre. Un doppio cambio calendariale che, in teoria, dovrebbe agevolare lo svolgimento delle attività durante le festività ma che, nei fatti, ha generato frustrazione e proteste.
A riaccendere il dibattito era stato un articolo pubblicato su Le Cronache e firmato da Arturo Calabrese, nel quale si dava voce alle preoccupazioni dei commercianti. Molti operatori si sono detti “traditi” da un’amministrazione che, a loro dire, avrebbe dovuto proteggerli in una fase particolarmente delicata, mentre a essere favoriti sarebbero soprattutto i mercatali, che avranno l’opportunità di lavorare nei giorni clou delle festività.
Alle critiche si è aggiunta anche la solidarietà di Raffaele Pesce, che ha voluto esprimere pubblicamente vicinanza ai commercianti agropolesi: “Esprimo, ancora una volta, la massima solidarietà da parte mia e a nome del Movimento Civico Liberi e Forti a tutti i commercianti agropolesi, che vivono un momento di sacrificio che stenta a vedere la fine per un nuovo inizio. Di commercio si parla tanto, probabilmente si parla troppo. Il problema è che alle parole non seguono scelte amministrative e atti conseguenziali, e questo dalle soste a pagamento, alla regolamentazione del mercato settimanale, dalle mancate regole ai mancati controlli. Vi invito a non demordere”.
Un appello che risuona in una comunità divisa, dove ogni decisione legata al commercio — specie in un periodo economicamente sensibile — rischia di trasformarsi in un caso politico e sociale.



