Sono passati 44 anni ma quei 90 secondi furono lunghi ed interminabili e per alcuni non sono mai trascorsi
Il 23 novembre 1980 è una data indelebile nella memoria collettiva del Sud Italia, in particolare di Basilicata e Campania. Quel giorno, un devastante terremoto di magnitudo 6,9 della scala Richter e del X grado della scala Mercalli colpì il cuore dell’Italia meridionale. Il sisma durò circa 90 secondi, con un ipocentro a una profondità di 30 chilometri. Le regioni più colpite furono Basilicata, Campania e, in misura minore, Puglia, con conseguenze drammatiche per una vasta area.
I numeri della tragedia
Il terremoto interessò complessivamente 687 comuni: 131 in Basilicata, 542 in Campania e 14 in Puglia. Di questi, 37 furono dichiarati “disastrati”, 314 subirono danni gravi e 336 danni significativi, per un totale di circa il 9% dei comuni italiani. La scossa devastò una superficie di 17.000 chilometri quadrati e coinvolse una popolazione di circa 6 milioni di abitanti.
Il bilancio umano fu tragico: 2.914 vittime, 8.848 feriti e 280.000 sfollati. La distruzione colpì duramente il patrimonio abitativo, con 362.000 case distrutte o gravemente danneggiate.
Le aree più colpite
Tra i comuni più devastati spicca Sant’Angelo dei Lombardi, in Irpinia, che pagò il prezzo più alto con ben 482 vittime. In Basilicata, i centri maggiormente colpiti furono Bella, Balvano, Brienza, Castelgrande, Muro Lucano, Pescopagano, Potenza, Ruvo del Monte e Vietri di Potenza. A Balvano, il crollo della chiesa Madre provocò 77 morti, di cui 66 erano fedeli riuniti in preghiera. La tragedia di questi luoghi è ancora oggi simbolo della sofferenza di quell’evento.
La ricostruzione e il peso del ricordo
A distanza di 44 anni, molte ferite sono rimaste aperte. La ricostruzione è stata lunga e travagliata, e alcune aree appaiono ancora segnate dalla distruzione. Incredibilmente, è ancora in vigore una tassa istituita per finanziare gli interventi post-sisma: un’accisa di 75 lire (oggi pari a 4 centesimi di euro) su ogni litro di carburante acquistato.
Il terremoto del 1980 è più di un tragico evento del passato: è un monito sulla fragilità del territorio e sull’importanza della memoria. Basilicata e Campania non dimenticano quel giorno che ha cambiato per sempre la vita di tante persone, lasciando una cicatrice indelebile nella storia del Sud Italia.



