I due militari furono uccisi nell’espletamento del loro servizio in piazza Giuseppe Garibaldi di Pontecagnano Faiano
Nella mattinata odierna, presso il Comando Provinciale Carabinieri di Salerno si è svolta in forma solenne la prima parte della cerimonia, con prosieguo a Pontecagnano Faiano, di commemorazione dei Carabinieri Claudio PEZZUTO e Fortunato ARENA, Medaglie d’Oro al Valor Militare, alla memoria, brutalmente assassinati il 12 febbraio 1992, in piazza Giuseppe Garibaldi di Pontecagnano Faiano, nel corso di un conflitto a fuoco con due criminali. Nella circostanza, il Comandante Provinciale, Col. Filippo MELCHIORRE, ha deposto un omaggio floreale ai piedi delle lapidi marmoree poste all’ingresso della caserma intitolata alla memoria dei due Carabinieri caduti nell’adempimento del dovere.
La storia
È la sera del 12 febbraio del 1992 Fortunato Arena e Claudio Pezzuto hanno finito i loro controlli a Pontecagnano, in provincia di Salerno, e stanno rientrando in caserma. Quando passano per Piazza Garibaldi c’è qualcosa che attira la loro attenzione. Sono le otto di sera, tra i negozi che chiudono e la gente che rientra a casa notano una grande jeep bianca, un Nissan Patron targato Firenze. A bordo ci sono due persone, forse tre, i carabinieri si fermano, Pezzuto scende e chiede i documenti al conducente. È titubante, estrae la patente controvoglia. Il carabiniere torna alla Fiat Uno e chiama via radio la stazione per controllare i dati.
Dall’altra parte della ricetrasmittente, alla centrale operativa di Battipaglia, seguiranno la tragedia in diretta. Perché dalla jeep scendono in due e aprono il fuoco contro Pezzuto. Viene ferito al braccio, prova a far scudo verso i passanti prima di essere ferito a morte. Poi i killer si rivolgono verso Arena, una prima sventagliata di mitra, il carabiniere risponde al fuoco provando a mettersi in salvo sotto il porticato di un negozio. Lo raggiungono e lo finiscono.
La jeep prende il via, la ritroveranno nella campagna a pochi chilometri da Pontecagnano. Lì vicino scovano anche Massimo Cavallaro, proprietario della macchina preso in ostaggio. Lo interrogano senza sosta e inizia a delinearsi il percorso dei killer, latitanti, che fuggivano dalle forze dell’ordine e dagli scagnozzi della Nuova Famiglia.
I due assassini scompariranno per 152 giorni, cambiando nascondiglio quasi giornalmente. Ed è qui che si inserisce uno dei tanti fatti inquietanti di questa vicenda. Ogni volta che i carabinieri li individuano, loro riescono a fuggire. Forse sono avvertiti, c’è un agente che li avvisa in anticipo, un informatore in divisa. Ma oltre alle forze dell’ordine li stanno cercando anche i clan rivali. Un po’ per vendetta, un po’ per allentare la pressione nelle loro zone di affari. È una fuga senza sosta ma anche senza speranza, che finisce a Calvanico, in uno dei tanti appartamenti affittati a studenti universitari o a turisti per il fine settimana.
Sono Carmine De Feo, 30 anni, fratello del boss di Bellizzi e Carmine D’Alessio, 27, quest’ultimo morto nel 2008 per gravi problemi di salute, condannati entrambi all’ergastolo.
Fortunato Arena aveva 23 anni, veniva da Messina, si era sposato da sette mesi e la moglie, Angela Lampasone, era incinta ma per il grande dolore perse il bambino.
Claudio Pezzuto invece, 29 anni, originario di Lecce, un figlio già ce l’aveva. Si chiama Alessio, appena 2 anni quel 12 febbraio.



