Dopo un presunto incontro ravvicinato con la sua ex la Procura aveva chiesto l’inasprimento delle misure cautelari respinto dal GIP
In un ulteriore capitolo della travagliata storia giudiziaria che ha visto coinvolto Bruno Humberto Damiani, noto nel panorama mediatico come “il Brasiliano”, il Tribunale di Vallo della Lucania ha emesso una decisione che conferma la sua attuale libertà personale. Il giudice per le indagini preliminari ha respinto la richiesta della Procura cilentana volta ad aggravare le misure cautelari nei confronti dell’imputato, dopo un presunto incontro ravvicinato con la sua ex.
Un episodio che si aggiunge a un passato già segnato
L’episodio in oggetto riguarda un’accusa di atti persecutori, in seguito al cosiddetto “incontro ravvicinato” tra Damiani e la sua ex partner. Secondo gli inquirenti, tale episodio avrebbe potuto configurare una violazione del divieto di avvicinamento imposto dalla misura cautelare. Tuttavia, la valutazione del magistrato ha ritenuto insufficiente il quadro probatorio presentato dalla Procura cilentana, non riscontrando elementi tali da giustificare l’aggravamento della misura cautelare, fino al punto di giustificare la custodia cautelare in carcere.
Il contesto giudiziario e il passato controverso
Questo nuovo episodio si inserisce in un contesto ben più ampio e delicato. Bruno Humberto Damiani, già finito sotto i riflettori per il caso dell’omicidio del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, si è trovato più volte al centro di lunghe e complesse indagini. In quell’occasione, nonostante l’attenzione mediatica e le inchieste giudiziarie, le indagini si sono concluse con l’archiviazione del procedimento – due volte, a conferma della sua estraneità ai fatti. Tale esito ha lasciato un segno profondo nella percezione pubblica e ha contribuito a definire il profilo dell’ex imputato, sempre pronto a contestare le accuse che lo hanno visto protagonista.
Le ragioni della decisione e le dichiarazioni dell’imputato
Secondo quanto reso noto dal Tribunale, la decisione del giudice Tringali si fonda sulla mancanza di elementi sufficienti a provare una reale violazione del divieto di avvicinamento. Damiani, da parte sua, ha dichiarato di non aver infranto le disposizioni cautelari e ha sottolineato come il presunto incontro ravvicinato sia stato frainteso, evidenziando la necessità di distinguere tra una mera coincidenza e un comportamento intenzionale volto a intimidire o molestare.



