Botta e risposta tra le accuse del Consigliere Raffaele Pesce ed la difesa del presidente Mimmo Gorga, la querelle sulla controllata continua
Nel clima spesso teso delle amministrazioni locali, l’azienda speciale Agropoli Cilento Servizi si trova al centro di un acceso dibattito sulla regolarità e la trasparenza delle elezioni sindacali. Le dichiarazioni contrastanti di Raffaele Pesce, consigliere comunale, e del presidente Mimmo Gorga, prossimo candidato a sindaco, hanno acceso i riflettori su dinamiche che molti ritengono allarmanti.
Denunce di pressioni e manipolazioni
In un primo intervento, Raffaele Pesce ha denunciato presunte pressioni di parte politica e burocratica sul processo elettorale delle RSU. Secondo Pesce, queste pressioni mirerebbero a compromettere il diritto dei lavoratori a una rappresentanza sindacale libera e autonoma.
“I lavoratori vanno rispettati nelle loro libertà sindacali”
Ha affermato, aggiungendo che il coinvolgimento di figure politiche e amministrative nel contesto elettorale rischierebbe di trasformare il diritto al voto in uno strumento di manovra politica.
Il consigliere ha poi ampliato le sue critiche, illustrando una sua personale “ricerca genealogica e sociologica” sul fenomeno del clientelismo in Agropoli Cilento Servizi. Nei suoi interventi ha evidenziato come, in quasi due decenni di amministrazione, numerosi dipendenti siano stati assunti non per merito, ma per vicinanze politiche e personali. Tale affermazione, se confermata, verrebbe a dipingere un quadro di pratiche amministrative in cui il merito sarebbe sacrificato a favore di relazioni e favori.
La replica del presidente Gorga
Di fronte a tali gravi accuse, il presidente dell’azienda, Mommo Gorga, ha prontamente difeso l’operato dell’ente, sostenendo la piena regolarità e trasparenza del procedimento elettorale. Gorga ha ricordato che Agropoli Cilento Servizi ha sempre garantito il rispetto delle regole democratiche, affermando che ogni lavoratore ha avuto la possibilità di esprimere liberamente il proprio voto.
“È normale il confronto tra differenti opinioni, e non va trasformato in un’accusa infondata”
Ha aggiunto, invitando Pesce a recarsi personalmente in azienda per verificare la correttezza delle procedure, accompagnato dai responsabili e dalle RSU in carica.
Un Dibattito che Va Oltre le Elezioni Sindacali
La polemica sollevata da Pesce evidenzia problematiche ben più ampie: la presunta tendenza all’indebolimento della democrazia interna e alla creazione di reti clientelari che, a lungo andare, compromettono l’autonomia dei lavoratori. L’accusa di aver favorito “parenti, affini e amici”, tramite concorsi e mobilità indirette, sottolinea come la gestione delle risorse umane in alcuni contesti pubblici possa essere strumentalizzata a fini politici.
Da un lato, c’è chi ritiene che il ricorso a tali pratiche rappresenti una banalizzazione del diritto al lavoro e al voto, mentre dall’altro si difende la legittimità delle procedure, invocando il rispetto delle norme e la necessità di non strumentalizzare momenti democratici per fini elettorali.



