Denunce di immobilismo, conti incerti e assenza di convocazioni segnano l’ente sovracomunale, intervento anche di Gerardo Spira sul futuro della struttura e sui rischi per i bilanci
In un territorio che avrebbe bisogno di visione condivisa e coordinamento, l’Unione dei Comuni Paestum Alto Cilento continua a vivere nell’inerzia. È questo, in sintesi, il giudizio espresso dal consigliere di opposizione di Agropoli, anche membro del Consiglio unionale Raffaele Pesce, che denuncia lo stallo dell’ente e il peso che tale immobilismo rischia di scaricare sui Comuni aderenti.
Secondo il consigliere Pesce, la situazione è ferma da mesi. “Ad oggi, 1 dicembre, il Consiglio unionale non è stato mai convocato nel corrente anno”. Una condizione che, sottolinea, impedisce qualsiasi confronto sui temi territoriali e rende priva di significato la prosecuzione dell’esperienza associativa. “L’unione DEVE offrire servizi al territorio, sennò non ha alcun senso, peggio ancora nel caso di assenza di una visione comprensoriale e di una programmazione politica discussa”.
Il punto critico, secondo l’esponente di opposizione, sta nell’assenza di reali deleghe e funzioni trasferite all’ente sovracomunale. “I Comuni aderenti in realtà non hanno delegato e conferito all’Unione né le funzioni, né i relativi servizi, come emerge, d’altra parte, dal bilancio unionale. Una Unione sprovvista di delega di funzioni e di un reale bilancio, di fatto, è una Unione inesistente”.
Da qui il giudizio netto: l’Unione sarebbe rimasta in piedi più per necessità tecniche che per un reale progetto politico. “Non basta una Centrale Unica di Committenza per tenere in vita una Unione di Comuni … vera”. E ancora: “Questa Unione, servita solo a specifiche assunzioni trasferite agli enti partecipanti, oltre ai giochi di bilancio del Comune di Agropoli, non ha più alcun senso, lo ribadisco ancora una volta”. Una critica che tocca anche la partecipazione dei due Comuni maggiori: “La partecipazione di Agropoli e poi quella di Capaccio Paestum, hanno, a mio avviso, snaturato i connotati di una Unione di Comuni omogenei. Che senso ha continuare in questo modo?”
Accuse simili arrivano anche da altre voci del territorio. Secondo alcuni, l’Unione sarebbe diventata un “carrozzone tenuto in piedi dalla volontà di Franco Alfieri”, segnato da passaggi di personale e nuovi concorsi, con la funzione originaria — intercettare fondi e finanziamenti — compromessa sin dall’inizio.
Il quadro si arricchisce con l’intervento di Gerardo Spira, già segretario del compianto Angelo Vassallo e profondo conoscitore della macchina amministrativa. In un suo recente commento ricorda come “i consiglieri di due Comuni Sebastiano Aceto e Filomarino Giordano tanto tempo fa, negli anni dal 2004 in poi, con la presidenza stabile di Franco Alfieri sollevarono il problema della capacità giuridica dell’Ente, definendolo uno strumento di scatole vuote, inventato per operazioni di finalità politica, giuridicamente inconsistenti”.
Spira richiama anche le criticità sui conti: “I due consiglieri di OPPOSIZIONE ponevano l’accento soprattutto sui conti e sulla conseguente ricaduta sui bilanci dei Comuni partecipanti”. A suo giudizio, la gestione successiva avrebbe aggravato quelle fragilità, proseguendo “sulla strada della illegalità, con incarichi, concorsi e movimenti falsi e falsificati, indebitandosi l’Ente per molti milioni di debiti……garantiti dal tesoriere della filiera amica”.
Nell’ultimo anno, denuncia Spira, l’assemblea non è mai stata convocata. “Durante quest’anno l’assemblea non è stata convocata, quindi gli adempimenti di legge risultano sconnessi, né si hanno notizie di operazioni contabili”. Una situazione, aggiunge, avvolta da un silenzio pesante: “Il segretario e il revisore dei conti, se esistono, non risulta che abbiano richiamato agli obblighi di legge, e né che abbiano informato le Autorità di riferimento….Tutto in silenzio….Silenzio carico di responsabilità”.
Gli stipendi, intanto, vanno comunque garantiti. “Il trattamento economico è obbligatorio, quindi il tesoriere, anche in assenza di soldi in cassa, deve anticipare gli stipendi. Anticipazioni che fanno crescere la situazione debitoria…. Ma cosa accadrà se il debito cresce? …Chi lo pagherà?” La risposta, secondo Spira, è chiara: “Il debito lo pagheranno tutti i Comuni facenti parte e ripartito per quota secondo la grandezza (per abitanti). Il peso maggiore cadrà su Capaccio e Agropoli”.
Da qui l’invito a intervenire: “È importante recedere, sollevando la Questione in via straordinaria….I termini ordinari indicati nello Statuto sono saltati. Le RESPONSABILITÀ vengono di conseguenza. Pensate all’emorragia contabile. Ciascun Consigliere è responsabile per non aver preso iniziative…” Una conclusione che richiama anche il giudizio più duro: “L’Unione Comuni Alto C.to si trascina il fallimento dalla nascita”.
Un quadro complesso, che apre nuovi interrogativi sul futuro dell’ente e sulle scelte che i Comuni saranno chiamati a compiere nei prossimi mesi.



