Il post di una 24enne accende il dibattito sul futuro del paese, tra strade degradate, attività in difficoltà e la replica di un consigliere comunale
«Sono una ragazza di 24 anni, nata e cresciuta a Vallo della Lucania». Comincia così il lungo e accorato post pubblicato da Mariagrazia in un gruppo social dedicato alla comunità vallese, un messaggio che in poche ore ha acceso un confronto acceso sullo stato del paese e sulle difficoltà del commercio locale.
Mariagrazia si presenta come cittadina e commerciante che ha scelto di investire nel proprio territorio, ma racconta di sentirsi oggi «non ascoltata». Nel suo intervento parla di mancanza di risposte, di assenza di chiarimenti e di una distanza sempre più evidente tra chi amministra e chi vive quotidianamente Vallo della Lucania. «Scrivo questo messaggio perché ho bisogno di spiegazioni, come credo tante altre persone», scrive, sottolineando la necessità di maggiore chiarezza e attenzione verso chi vive e lavora nel paese.
Il quadro descritto è duro: «Vallo della Lucania sta morendo. Le strade sono vuote, rotte, poco illuminate. Le segnalazioni dei cittadini vengono ignorate». Le attività commerciali, secondo la giovane, sono in difficoltà e non ricevono alcun supporto concreto, mentre chi gestisce la cosa pubblica appare «lontano anni luce dai problemi reali».
Particolarmente forte il passaggio in cui Mariagrazia racconta il disagio provato nel confronto con i visitatori: «Mi vergogna dirlo, ma quando arrivano turisti, persone da fuori, viaggiatori, e mi chiedono cosa offra il nostro paese… spesso non so cosa rispondere». Una ferita personale che diventa collettiva, soprattutto considerando che Vallo della Lucania si trova «nel cuore del Cilento, un posto che dovrebbe brillare, non spegnersi lentamente».
Nel post si denuncia anche una gestione delle iniziative percepita come chiusa e poco condivisa, senza un reale coinvolgimento di chi lavora ogni giorno per tenere vivo il tessuto economico locale. Da qui l’appello diretto all’amministrazione: «Comune di Vallo della Lucania, vi interessa davvero il futuro del nostro paese? Qual è l’aiuto concreto che state programmando per noi cittadini e per noi commercianti? Avete intenzione di ascoltare le nostre voci o dobbiamo continuare a parlare nel vuoto?».
La giovane conclude annunciando che non intende restare in silenzio e che continuerà a scrivere se non arriveranno risposte, per non rassegnarsi a vedere Vallo della Lucania «diventare un luogo abbandonato». «Noi cittadini abbiamo una voce. E vogliamo essere ascoltati», scrive, ponendo una domanda netta: «È il momento di scegliere: vogliamo far morire Vallo, o vogliamo salvarlo?».
Al post ha replicato Antonio Bruno, consigliere di maggioranza dell’amministrazione guidata dal sindaco Sansone. La sua risposta prova ad allargare lo sguardo oltre i confini cittadini. «Per lavoro giro l’intera Campania, parlo con cognizione di causa», afferma, invitando a chiedersi da quanto tempo non si esce da Vallo e a portare esempi di realtà in cui «il commercio è florido e l’economia gira alla grande».
Bruno richiama anche il tema dello spopolamento dei comuni dell’entroterra e pone una domanda diretta ai critici: «A chi muove critiche, giuste o sbagliate che siano, dico: cosa dovremmo fare?». Nel suo intervento sottolinea come nel dibattito pubblico spesso si parli di luminarie «persone che non spendono un euro nei negozi di Vallo», aggiungendo che «fare pubblicità negativa non aiuta il commercio, che ricordo è un’attività imprenditoriale che non garantisce profitto per il solo fatto di alzare la saracinesca».
Il confronto locale si inserisce in una discussione più ampia sul commercio nel Cilento e nel basso Salernitano, tornata al centro dell’attenzione proprio in questi giorni. Secondo i dati ISTAT, tra il 25% e il 30% dei consumi annui non alimentari si concentra negli ultimi due mesi dell’anno, rendendo il periodo natalizio un amplificatore di criticità già strutturali.
Le analisi sulla mobilità indicano che nei periodi di picco i flussi intercomunali aumentano fino al 40%. In questo contesto, infrastrutture come la superstrada Cilentana hanno favorito l’orientamento dei consumi verso poli più grandi come Salerno, Battipaglia, Eboli e Agropoli, oggi attrattori commerciali anche per aree limitrofe della Basilicata e dell’alto Cosentino.
ISTAT rileva inoltre una diminuzione costante degli esercizi di vicinato nei comuni sotto i 10.000 abitanti, soprattutto nel settore non alimentare. Un modello basato su pochi picchi stagionali appare sempre meno sostenibile in uno scenario di concorrenza permanente e consumi distribuiti durante l’anno.
Secondo gli analisti, le polemiche che si ripresentano ciclicamente, soprattutto a Natale, nascono da un disallineamento tra aspettative e realtà. Le grandi superfici intercettano una domanda diversa, fondata su assortimento, servizi ed esperienza di acquisto, e limitarle non riporterebbe automaticamente i consumi nei centri minori, ma rischierebbe di spostarli altrove o verso l’e-commerce.
In questo quadro, il periodo natalizio potrebbe diventare un laboratorio per politiche commerciali integrate, basate su eventi coordinati, marketing territoriale, digitalizzazione del piccolo commercio e pianificazione di area vasta. I territori che hanno intrapreso questa strada mostrano maggiore resilienza e una minore perdita di esercizi di prossimità, indicando una direzione possibile per affrontare una trasformazione che, dati alla mano, appare ormai irreversibile



