Le indagini si sono concentrate su un istituto paritario situato a San Marco di Castellabate, ritenuto il principale punto di origine di numerosi certificati anomali
Un’indagine su larga scala ha portato alla luce un vasto sistema di falsificazione di titoli di studio, utilizzati per ottenere incarichi nel mondo della scuola, sia come docenti che come personale amministrativo. L’inchiesta, avviata dalla Procura di Vallo della Lucania, ha preso il via nel Cilento a seguito di una segnalazione da parte di un Ufficio Scolastico regionale, che nel 2018 aveva rilevato anomalie nelle procedure di assunzione di alcuni docenti.
Le prime irregolarità sono emerse nell’assegnazione di incarichi a insegnanti che avevano presentato diplomi mai registrati ufficialmente o mai esibiti in concorsi precedenti. Gli investigatori hanno scoperto circa 400 diplomi falsificati, caratterizzati da firme apocrife e discrepanze evidenti rispetto ai registri ufficiali. Le indagini si sono concentrate su un istituto paritario situato a San Marco di Castellabate, ritenuto il principale punto di origine di numerosi certificati anomali. Questi documenti non solo hanno consentito ai loro possessori di accedere a incarichi come insegnanti, ma sono stati utilizzati anche per ottenere posizioni amministrative nelle scuole pubbliche.
Un danno milionario per lo Stato
Il sistema illecito ha causato un danno alla pubblica amministrazione stimato in circa 7,5 milioni di euro. Secondo l’accusa, i falsi diplomi venivano rilasciati dietro pagamento di somme variabili tra i 1.000 e i 4.000 euro. Un caso emblematico riguarda una donna di Pagani, che grazie a un titolo di studio contraffatto ha ottenuto una supplenza con uno stipendio annuo di circa 40.000 euro. Successivamente, con lo stesso diploma, ha superato un concorso straordinario, ottenendo un incarico su posto di sostegno con una retribuzione di 23.000 euro all’anno.
Il processo e le prime decisioni del Tribunale
L’imponente mole di imputati, oltre 500 persone, ha spinto il Tribunale di Salerno a unificare i due procedimenti legati all’inchiesta, con il processo che prenderà il via il prossimo ottobre. Durante la fase preliminare, il giudice per l’udienza preliminare ha prosciolto 37 persone e assolto altri due imputati, mentre 42 soggetti hanno scelto di patteggiare, con pene comprese tra 8 mesi e 2 anni.
L’indagine, nata nel cuore del Cilento, si è dunque estesa su larga scala, facendo emergere un sistema fraudolento che ha compromesso l’integrità del sistema scolastico e arrecato ingenti danni economici allo Stato. Il processo in arrivo sarà cruciale per fare luce su una vicenda che ha scosso profondamente il mondo dell’istruzione.



