Intervista al saprese Rosario Esposito, il percorso raccontato attraverso le domande di Domenico Marotta che cerca il lato più umano dell’imprenditoria
Saprese come me, imprenditore e consulente energetico, Rosario Esposito è protagonista di una storia che va oltre il successo professionale. Il suo è un percorso fatto di cadute, errori, ripartenze e scelte consapevoli, in cui ogni crisi diventa occasione di crescita e direzione.
In questa intervista entriamo nel lato più umano dell’imprenditoria: quello che nasce dalle ferite, si struttura con il metodo e guarda al futuro con responsabilità, mantenendo un legame forte con il territorio cilentano.
La perdita di tuo padre ha rappresentato un momento spartiacque nella tua vita. In che modo questa esperienza ha influenzato la tua visione e il tuo percorso imprenditoriale?
La perdita di mio padre è stata il primo vero “reset di sistema” della mia vita. Ha generato una ferita, ma anche una spinta potente: il bisogno di dare senso alle cose, di non sprecare tempo, di costruire qualcosa che restasse.
Quando il sogno di diventare medico si è interrotto, non è venuta meno la missione: aiutare le persone. È cambiato il mezzo, non il fine.
Quell’assenza ha allenato la mia resilienza e ha reso la mia visione imprenditoriale molto chiara: creare valore reale, non solo economico, e farlo con responsabilità. Ogni scelta che faccio oggi nasce da lì.
Dopo il successo della tua impresa ti sei ritrovato con appena 50 euro. Qual è stata la lezione più dura di quel periodo?
La lezione più dura è stata capire che il successo, senza struttura, metodo e consapevolezza, è fragile. Avevo avuto un’intuizione e la presunzione di potercela fare senza valutare ogni aspetto della costruzione di un’idea.
Prima ero un uomo che voleva creare un’impresa, oggi sono diventato un imprenditore che lavora prima di tutto su sé stesso.
Ho imparato che l’ego costa caro, che delegare senza controllo è un rischio e che i numeri raccontano sempre la verità. Quell’azzeramento mi ha reso più lucido, più umile e infinitamente più solido.
Dopo uno dei tuoi errori più significativi hai intrapreso un percorso di studio e approfondimento che ti ha portato ad avvicinarti alla Programmazione Neuro-Linguistica, al Toyota Way e al Lean Manufacturing. In che modo questo cambiamento di approccio ti ha aiutato a non ripetere gli errori del passato e a costruire progetti più solidi nel tempo?
Quando ho compreso l’errore che avevo commesso, ne ho tratto una lezione e ho iniziato un percorso di studio serio e strutturato. L’approfondimento della Programmazione Neuro-Linguistica, insieme al Toyota Way e soprattutto al Lean Manufacturing, ha rappresentato un vero cambio di paradigma.
Ho smesso di inseguire risultati immediati e ho iniziato a progettare sistemi, riducendo sprechi e improvvisazione.
Questo percorso mi ha insegnato a leggere i processi, prevenire gli errori e prendere decisioni basate sui dati, non sulle emozioni. Oggi ogni nuovo progetto nasce con una logica chiara: visione, metodo e miglioramento continuo. È così che evito di ripetere gli errori del passato e costruisco iniziative sostenibili nel tempo.
Quanto è importante per te creare opportunità a Sapri e nel Golfo di Policastro?
Oggi la mia visione è semplice e ambiziosa: creare modelli imprenditoriali sani nel Cilento, replicabili e credibili.
Non assistenzialismo, ma competenze. Non lamentele, ma responsabilità.
Voglio dimostrare ai miei figli e alle nuove generazioni che non serve andare via per forza per realizzarsi. Si può fare anche qui, se si studia, se si collabora e se si alza l’asticella. Il mio obiettivo è ispirare con l’esempio, non con le parole.
Cosa significa per te “mettersi a fianco” delle persone come leader?
Mettersi a fianco significa condividere il peso, non solo la direzione. Nel mio percorso ho capito che le competenze tecniche senza empatia non scalano, e che l’empatia senza competenze non regge.
Ho imparato che la squadra vince sempre, se c’è un buon allenatore. Ho imparato ad ascoltare di più e ho integrato visione e umanità proprio ascoltando, formando e accompagnando le persone.
Oggi il mio ruolo è creare contesto, dare strumenti e aiutare chi lavora con me a tirare fuori il meglio. La leadership, per me, è servizio consapevole.

La storia di Rosario Esposito racconta un’imprenditoria fatta di scelte difficili, studio costante e responsabilità personale. Un percorso che dimostra come la vera realizzazione non coincida con l’assenza di cadute, ma con la capacità di trasformarle in struttura, metodo e visione.
Oggi Rosario è un uomo e un imprenditore realizzato, perché ha trovato un equilibrio tra risultati, senso e impatto sul territorio. Nel Cilento, come altrove, il futuro non è qualcosa da aspettare: è qualcosa da costruire, ogni giorno, con consapevolezza ed esempio.



